Molti lavoratori italiani trovano incongruenze con gli importi dello stipendio scritti in busta paga: arriva l’allarme del CAF.
Tutti gli italiani che svolgono un lavoro da dipendente sanno benissimo che ogni mese riceveranno sia lo stipendio dal datore di lavoro che la busta paga. Quest’ultima non è altro che un estratto del L.U.L. (Libro Unico del Lavoro), ovvero la sezione riguardante i dati anagrafici del lavoratore e quelli aziendali, nonché la determinazione della retribuzione.
Dunque, la busta paga è un documento che il datore di lavoro fornisce ad un suo dipendente, relativo all’importo della remunerazione da questo percepita, per un determinato periodo di lavoro. La retribuzione è indicata sia al lordo (includente la somma numerica corrisposta senza le trattenute) sia al netto (cioè la cifra percepita scremata delle eventuali trattenute).
Busta paga e stipendio: controlla queste voci se non vuoi essere fregato
I lavoratori dipendenti che ricevono ogni mese la busta paga sono consapevoli del fatto che ci sono le voci riguardanti le trattenute fiscali. Esse consistono in prelievi obbligatori dallo stipendio lordo per finanziare le imposte sul reddito. In Italia la principale, per quanto concerne il lavoro dipendente, è l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).
L’aliquota IRPEF varia in base agli scaglioni di reddito: 23% per quelli fino a 28.000 euro; 35% per quelli tra 28.000 e 50.000 euro e 43% per i redditi oltre 50.000 euro. Insieme all’IRPEF, in busta paga si trovano altre trattenute fiscali come le addizionali regionali e comunali, ovvero imposte stabilite da Comuni e Regioni per finanziare i propri servizi, e il contributo previdenziale (INPS) – 9,19% a carico del lavoratore per finanziare la futura pensione.
Ogni busta paga riporta una sezione dedicata alle trattenute fiscali. In quest’ultima si trovano il reddito lordo, cioè lo stipendio prima di qualsiasi detrazione o trattenuta; la base imponibile IRPEF, ovvero il reddito lordo al netto di alcune voci (es. contributi previdenziali), e l’IRPEF lorda, l’imposta calcolata applicando le aliquote alla base imponibile.
Ma anche le detrazioni, ossia gli importi che riducono l’IRPEF lorda (es. detrazioni per familiari a carico); l’IRPEF netta, cioè quella lorda al netto delle detrazioni; le addizionali regionali e comunali, importo dovuto per il finanziamento di Comuni e Regioni; il contributo INPS (il 9,19% del reddito lordo, come precedentemente spiegato) e lo stipendio netto, ovvero la somma residua dopo tutte le detrazioni e trattenute.
Le trattenute fiscali presenti in busta paga sono davvero numerose ma non tutti i lavoratori sono a conoscenza del fatto che esistono diverse modalità per ridurne l’impatto. Innanzitutto, si possono richiedere le detrazioni, verificando di averne diritto (come quelle per familiari a carico o per redditi bassi). Presenta il modello D23 al datore di lavoro per fare domanda.
Molti dipendenti possono, poi, approfittare del trattamento integrativo: il datore di lavoro può erogare un importo netto annuo fino a 1.200 euro, esente da IRPEF e contributi INPS. Controllare, infine, se è possibile beneficiare del taglio del cuneo fiscale. Per alcuni redditi, infatti, è prevista un’agevolazione che riduce il contributo INPS a carico del lavoratore, aumentando così il netto in busta paga.