Novità in materia di legge 104, la privacy di chi ne beneficia è a rischio: partono pedinamenti per scoprire abusi e irregolarità nei permessi.
Scenari surreali sembrano materializzarsi per chi beneficia dei permessi 104: pedinamenti, inseguimenti e situazioni da film di spionaggio. Pare assurdo, ma è quello che potrebbe accadere in base alle novità previste in materia. Innanzitutto, ricordiamo che la normativa permette a un lavoratore dipendente che assiste un familiare disabile grave, o un parente, affine entro il 2° grado (o entro il 3° grado, in specifiche situazioni), di avere diritto a 3 giorni di permesso mensile, utilizzabili anche in maniera continuativa. Non è possibile usufruirne nell’ipotesi in cui il familiare da assistere sia ricoverato a tempo pieno presso qualche struttura ospedaliera. Ebbene, in base alle ultime risoluzioni giurisprudenziali, un datore di lavoro che sospetti un uso improprio di tali permessi da parte di un suo dipendente, può farlo pedinare. Ma vediamo più nel dettaglio la situazione.
I lavoratori domestici e a domicilio non possono beneficiare di tali permessi speciali, in base a quanto previsto dalla legge 104 e dalle altre normative in materia.
Ultima ora legge 104 abolita: la nuova normativa choc
I lavoratori che usufruiscono in modo illegale dei permessi previsti dalla legge 104 del 1992 sono moltissimi, sebbene spesso riescano a non farsi scoprire. Proprio per tale motivo, quando un datore di lavoro abbia il forte sospetto che un suo dipendente richieda permessi retribuiti ex l. 104/1992 non per dare assistenza a un suo familiare disabile, ma per scopi differenti, può senz’altro rivolgersi ad investigatori privati perché indaghino sul lavoratore sospettato. Se, poi, gli sviluppi delle indagini dimostrano che il lavoratore stia effettivamente abusando dei permessi, le relative prove possono giustificare un licenziamento per giusta causa. Ma procediamo con calma e vediamo che cosa dice la giurisprudenza della Corte di Cassazione a riguardo.
La Sezione lavoro della Corte di Cassazione si è espressa a riguardo con la sentenza n. 9749 del 2016, confermando la legittimità di un eventuale controllo volto a verificare l’uso improprio dei permessi. In particolare, la Corte ha specificato che gli investigatori debbano operare senza interferire con l’attività lavorativa.
Inoltre, con la sentenza n. 3590 del 2011, la Cassazione confermò la legittimità del controllo non solo per il verificarsi di illeciti, ma anche in presenza di semplici sospetti del datore di lavoro. L’indagine può avvenire in modo occulto, in quanto il lavoratore, in base al principio di buona fede e al divieto ex art. 4 dello Statuto, deve operare diligentemente durante tutto il rapporto di lavoro.