La Cgil Marche, attraverso una nota, spiega come nella nostra regione c’è posto solo per 1 bambino su 4 negli asili nido.
“Sono passati quasi 50 anni dalla Legge 1044/71 istitutiva degli asili nido in Italia – dichiara la Cgil, ma nelle Marche, solo a un bambino su quattro viene garantito il diritto di frequentare un asilo nido. Una situazione che rappresenta una vera e propria emergenza educativa e sociale.
Secondo gli ultimi dati dell’Istat, elaborati dall’IRES CGIL relativi all’anno educativo 2018/2019, nelle Marche ci sono 30.621 bambini e bambine dai 0 ai 2 anni, a fronte dei quali i posti disponibili in asili nido, micro nidi o sezioni primavera, pubblici o privati sono 8.738.
Secondo Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche, “sono dati sconfortanti soprattutto se si pensa che in passato la nostra Regione si era dotata della Legge 9/2003, una delle normative più innovative a livello nazionale. Uno scenario preoccupante perché gli asili nido rappresentano una fondamentale occasione educativa e di socialità ed è per questo che devono essere garantiti a tutte e tutti”.
Per questo, continua Barbaresi, “è fondamentale che le risorse di Next Generation UE vengano utilizzate per adeguati investimenti anche nel sistema educativo e di istruzione istituendo e garantendo una serie di servizi pubblici per superare i forti divari tra aree del Paese e territori che le conseguenze della pandemia hanno ulteriormente aggravato, sostenendo così i bambini, le famiglie e la genitorialità”.
Complessivamente, nelle Marche, il pubblico garantisce 5.957 posti (pari al 62,5% del totale) e il privato 3.569 (37,5%).
Delicata anche la situazione del costo dei nidi: le Marche sono la regione con la più alta percentuale a livello nazionale di compartecipazione ai costi da parte degli utenti, pari al 27,3% della spesa complessiva: ciò è dovuto sia all’alto livello di rette pagate dalle famiglie che ai bassi livelli di spesa a carico dei comuni.
Nelle Marche, infatti, la quota pagata dalle famiglie è mediamente di 1.705 euro a bambino, ben superiore sia alla media delle altre regioni del Centro che a quella nazionale: un dato particolarmente preoccupante soprattutto perché a causa del peggioramento delle condizioni economiche e lavorative di tante famiglie, per molte di loro le rette sono insostenibili e sempre più spesso condizionano la scelta di non affidare i bambini ai nidi.
La spesa media per utente a carico dei comuni è di 4.542 euro per utente, ben al di sotto dei 6.393 euro medi a livello nazionale piuttosto che ai 6.612 euro dell’Umbria, ai 6.906 euro dell’Emilia Romagna o anche ai 5.537 euro della Toscana.
Si parla spesso impropriamente dei costi dei servizi, soprattutto quelli pubblici, mentre non si parla abbastanza del costo della loro mancanza: costi educativi, sociali, economici in termini di povertà educativa, dispersione scolastica, diseguaglianze e denatalità.
Secondo Matteo Pintucci, Segretario generale FP CGIL Marche, “è prioritario garantire le risorse necessarie all’ampliamento dell’offerta pubblica e all’assunzione di nuovo personale nonchè rinnovare il Contratto nazionale di lavoro. Il personale, e in particolare le educatrici, sono il fulcro della qualità del nostro sistema educativo e le loro competenze e professionalità devono tornare ad essere centrali”.
Lilli Gargamelli, Segretaria Generale della FLC CGIL Marche, ricorda che “già dal 2017, è stato istituito il sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni proprio allo scopo di garantire la continuità del percorso educativo e scolastico dalla nascita fino ai sei anni di età. Ora però è necessario garantire concretamente il diritto di ogni bambino e bambina di accedere a percorsi educativi di qualità capaci di contrastare i gap culturali e sociali che influenzano negativamente i processi di inclusione scolastica e sociale. Dunque, asilo nido come diritto dei bambini e delle bambine”.





