Ascoli Piceno: licenziato perché iscritto al sindacato, la Corte di Appello ordina il reintegro

Il licenziamento di un lavoratore di Ascoli Piceno appena iscritto al sindacato è stato giudicato discriminatorio, ora dovrà essere reintegrato.

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Lavoratore di Ascoli Piceno licenziato dopo l’iscrizione al sindacato sarà reintegrato – Foto Ansa – ascoli.cityrumors.it

La vicenda ha visto coinvolto un lavoratore licenziato in tronco dal datore di lavoro dopo che aveva annunciato la sua iscrizione al sindacato CGIL. Dopo il parere negativo dei giudici del Tribunale di Ascoli Piceno che in primo grado non avevano accolto la richiesta di reintegro da parte del lavoratore, la Corte di Appello di Ancona ha ribaltato la sentenza.

La notizia è stata accolta con soddisfazione da parte del lavoratore e del suo legale Christian Lucidi, oltre che dal Segretario Generale della Flai Cgil di Ascoli Piceno, Daniele Lanni.

Licenziato perché iscritto al sindacato, dovrà essere reintegrato

Il licenziamento del lavoratore è stato giudicato discriminatorio e la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Ancona ha ordinato il reintegro del lavoratore sul posto di lavoro, oltre al pagamento delle mensilità arretrate.

“Finalmente giustizia è fatta”, ha commentato il Segretario Generale della Flai Cgil Ascoli Piceno, Daniele Lanni, che su un post su Facebook ha scritto un messaggio per comunicare l’accaduto.

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Il Segretario Generale della Flai Cgil Ascoli Piceno – Foto Facebook @Daniele Lanni – ascoli.cityrumors.it

Sul social di Lanni infatti si legge: “Una battaglia vinta grazie al grande coraggio di un lavoratore che non si è arreso mai. Si era iscritto alla Cgil per cambiare le cose nell’azienda Ambrosiae SRL, è stato licenziato in tronco dopo pochi giorni. Dopo anni di battaglie legali finalmente giustizia è fatta: la Corte d’Appello ribalta il primo grado e ci dà ragione spiegando che il licenziamento è stato discriminatorio, sentenziando l’immediata reintegra sul posto di lavoro e l’indennizzo. L’arroganza di certi padroni (solo così si possono chiamare) finalmente è stata giustamente sconfitta”.

Il lavoratore in questione aveva ricevuto il licenziamento immediato dopo aver inviato un messaggio su WhatsApp comunicando la propria adesione al sindacato CGIL e aveva anche invitato i colleghi a fare lo stesso per migliorare le condizioni di lavoro.

Lanni, poi, ha espresso la sua soddisfazione, come si legge su La Nuova Riviera: “Riteniamo che semplicemente si sia affermato un principio sacrosanto: il diritto di critica verso l’azienda, soprattutto se nell’ambito dell’azione sindacale, non può essere utilizzato per licenziare. Questa è una sentenza molto importante perché afferma un principio, che l’azione sindacale non può essere perseguita, e che i diritti sindacali non possono essere calpestati”.

“Per noi è una vittoria importantissima perché ciò che era stato colpito non era solo un lavoratore coraggioso che si era iscritto alla CGIL, ma la libertà di tutti i lavoratori di farlo senza finire licenziati o perseguiti. Per fortuna ora giustizia è fatta”, ha concluso il segretario.

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