Dal 2026 potrebbero esserci meno costi per i cittadini: cosa prevede la nuova proposta per eliminare i controlli sulle caldaie.
È in arrivo una buona notizia per i cittadini. In un periodo storico contrassegnato dall’inflazione e da un mercato del lavoro che procede a rilento, finalmente all’orizzonte potrebbe esserci una novità che mira a ridurre i costi per le famiglie. Stando infatti a quanto ha ricostruito Il Corriere della Sera, ci sarebbe una bozza del nuovo decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che avrebbe come obiettivo quello di ridefinire le regole sulle verifiche degli impianti termici.

In altre parole, sembra proprio che dal 2026 non sarà più obbligatorio effettuare i controlli su alcune caldaie. Ma attenzione, perché nonostante si andrebbero ad alleggerire le spese dei cittadini, questa novità potrebbe avere anche degli effetti indesiderati.
Controlli caldaie verso lo stop: quali sono le nuove regole e quali rischi si corrono
La bozza del decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che conterrebbe anche le nuove regole per il controllo delle caldaie sarebbe ormai in fase già avanzata. Benché quindi al momento non si abbia ancora l’ufficialità della notizia, sembra proprio che dal 2026 non ci saranno più i consueti controlli per buona parte delle caldaie domestiche.

Nello specifico, l’articolo 8 comma 3 andrebbe ad eliminare le ispezioni di persona per tutte le caldaie sotto i 70 kilowatt di potenza, cioè quasi tutti gli impianti a gas presenti nelle abitazioni italiane. Resterebbero soltanto i controlli documentali, che possono essere eseguiti a distanza dagli enti delegati. Si tratterebbe senza dubbi di un grosso cambiamento, che andrebbe ad alleggerire i conti che gravano sui cittadini.
Lo stesso decreto, sempre stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, fisserebbe come standard nazionale un solo controllo di efficienza energetica ogni 4 anni, lasciando alle Regioni la possibilità di regolarsi in autonomia, stabilendo verifiche più ravvicinate, in caso di chiare motivazioni. Secondo l’Unione Artigiani della provincia di Milano e di Monza Brianza, però, questa novità potrebbe di fatto avere una serie di conseguenze non del tutto positive.
In primo luogo, potrebbe verificarsi un problema di natura tecnica. I catasti locali degli impianti non sempre funzionano bene a livello provinciale e regionale e soprattutto non sono soliti incrociare i dati dei contratti di fornitura del gas con quelli catastali, anagrafici o di abitabilità. Di conseguenza, sarebbe una leggerezza affidare la sicurezza degli impianti termici delle case degli italiani a verifiche a distanza, fatte attraverso un sistema informativo che oggi non funziona ancora correttamente.
Inoltre, c’è il problema dell’inquinamento. I controlli sull’efficienza attualmente si alternano alla pulizia delle caldaie, garantendo minori emissioni. “È evidente che questi controlli comportano un onere per le famiglie, e l’impressione è che si voglia alleggerire questo peso. Però lo si fa a scapito della sicurezza e dell’ambiente”. Ha spiegato Marco Accornero, segretario generale dell’Unione Artigiani. Staremo quindi a vedere cosa deciderà il Governo e quali saranno le nuove regole da seguire in materia.





