Assegno di inclusione, se commetti questi errori banali potresti perdere il sussidio: attenzione ad obblighi e divieti.
Arrivato per sostituire il tanto discusso (e da molti oggi anche rimpianto) Reddito di Cittadinanza, l’Assegno di inclusione è stata una delle nuove misure introdotte dal governo Meloni a sostegno delle persone maggiormente in difficoltà a livello economico.
Come si legge sul sito dell’Inps, infatti, l’Assegno di inclusione viene definito come “una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro”, con l’intenzione di essere quindi solamente un trampolino di lancio (e non un aiuto passivo) per l’emancipazione del singolo cittadino.
Sono già tanti i percettori di questo sussidio, ma forse non tutti sono al corrente che, per mantenere l’assegno, si devono adempiere a degli obblighi e essere coinvolti nei divieti imposti dal regolamento.
Assegno di inclusione, obblighi e divieti per tutti i percettori: le regole da conoscere per non perdere l’assegno
Tra i primi obblighi e divieti c’è ovviamente, come ricorda il sito money.it, quello di comunicare la propria situazione lavorativa: il sussidio è compatibile con attività di lavoro autonomo e subordinato fino a 3.000 euro di reddito, previa comunicazione all’Inps, entro i termini imposti, con apposito modello.
Chi lavora in nero mentre percepisce il sussidio potrebbe imbattersi non soltanto nel decadimento, ma anche in conseguenze penali; c’è poi l’obbligo di presentarsi presso i servizi sociali competenti sul territorio entro il 120° giorno dalla sottoscrizione del Pad, oltre a rispondere alle convocazioni (sia la prima che le successive) dei servizi sociali o dei servizi per il lavoro, pena (in caso di assenza senza giustificato motivo) decadenza dell’assegno.
Attenzione anche alla variazione dello stato dei componenti del nucleo familiare, che devono essere prontamente comunicate all’Inps (per aggiunta o uscita di uno o più componenti) con una Dsu ai fini Isee aggiornata entro un mese dall’evento. 15 giorni è invece il tempo massimo per comunicare variazioni riguardanti componenti in stato detentivo o ricoverati in istituti di cura di lunga degenza del nucleo familiare, oppure ricoverati in qualsiasi altra struttura residenziale a totale carico dello Stato. Nel caso in cui un componente della famiglia abbia rassegnato le dimissioni, la misura viene sospesa.