Scoppia il caos per quanto riguarda i pagamenti dell’Assegno di inclusione. Molte famiglie rischiano di perderlo, ecco perché e come fare.
L’Assegno di inclusione, conosciuto anche come ADI, è una misura che ha sostituito il Reddito di cittadinanza. Approvato dal Governo Meloni, è stato criticato perché considerato restrittivo. In primis perché ha ridotto la platea dei disoccupati, circoscrivendola solo a categorie di persone non facilmente occupabili, a causa della loro età anagrafica, condizione di handicap o di caregiver. Così soltanto poche famiglie possono permettersi di ricevere la misura.
Ora è scoppiata un’altra polemica riguardo all’Assegno di inclusione. Un allarme che riguarda migliaia di famiglie che non hanno ricevuto il reddito previsto mensile. Questa notizia sta circolando negli ultimi giorni e sta preoccupando non poco chi si trova in condizione economica di enorme svantaggio. Vediamo cos’è successo e perché molte famiglie non hanno ricevuto la ricarica dell’ADI.
Assegno di inclusione negato a migliaia di famiglie: cos’è successo
Come detto, l’Assegno di inclusione è una misura rivolta a persone in difficoltà economiche e che non sono occupabili. Sostituisce il Reddito di cittadinanza, che è stato bocciato dall’attuale Governo in quanto non è stato considerato un’agevolazione che potesse ridurre il fenomeno della disoccupazione (o inattività) di molte persone che si trovano in una fascia d’età da lavoro. Così l’ADI avrebbe dovuto risolvere i vari problemi, ma sembra che ce ne siano altri.
L’Assegno rischia di non essere pagato a migliaia di famiglie, che a pochi giorni dall’arrivo della ricarica di maggio potrebbero non vedersi versare la somma di giugno. Ad essere interessati sono in particolare i cittadini che hanno fatto per primi la domanda per la prestazione, ovvero tra il 18 dicembre e la fine di gennaio, e che non sono stati presi in carico dai servizi sociali comunali.
Questo perché, tra gli obblighi imposti dal decreto, c’è quello di dover passare presso tali servizi per valutare la situazione di bisogno, firmando il Patto di inclusione. L’appuntamento deve avvenire 120 giorni dalla firma del Patto di attivazione digitale, pena la sospensione dell’ADI. Per questa ragione molte famiglie che non hanno fatto obbligatoriamente l’incontro con i servizi sociali potrebbero di non vedere più i pagamenti nella carta.
Per il primo flusso di domande trasmesse, il termine dei 120 giorni va calcolato a partire dal 36 gennaio. I primi a fare richiesta hanno avuto la scadenza il 25 maggio scorso. I beneficiari della misura dell’ADI sono 672.926 nuclei e poco più di 300 mila sono stati presi in carico dai Comuni. Chi non vuole la sospensione dell’assegno deve mettersi in regola, chiedendo informazioni su qual è il termine entro cui va completato tale passaggio. Per poi attendere la convocazione dell’incontro o concordare un appuntamento con l’ente.