Ecco come recuperare una parte dei propri soldi grazie al meccanismo del rimborso delle spese: di seguito, tutti i chiarimenti ufficiali.
Al giorno d’oggi riuscire a mettere da parte qualche soldo è diventato sempre più difficile. A causa dell’inflazione e dell’aumento generale del costo della vita, moltissime famiglie non riescono più ad arrivare a fine mese e si trovano a dover fare delle piccole grandi rinunce sugli acquisti quotidiani.
Per tale motivo, il Governo italiano ha introdotto una serie di incentivi e bonus, al fine di aiutare i cittadini che si trovano in difficoltà economica. Inoltre, non bisogna dimenticare che un parte dei soldi spesi può essere recuperata anche tramite la dichiarazione dei redditi. Infine, pure le aziende private talvolta cercano di agevolare i propri dipendenti attraverso alcuni benefit. Quest’oggi, in particolare, andremo a vedere come funziona il meccanismo del rimborso spese.
Rimborso delle spese: come funziona
Come abbiamo anticipato poco fa, ci sono tanti modi per risparmiare ed altrettanti per riuscire a recuperare almeno una parte dei soldi spesi. In particolare, quest’oggi non andremo a parlare di bonus, incentivi e dichiarazione dei redditi, ma a vedere come funziona il rimborso delle spese di un dipendente all’interno di un’azienda privata. Nello specifico, ci occuperemo del caso della trasferta.
In genere, in queste situazioni l’impiegato deve anticipare personalmente il denaro per sopperire ad alcune esigenze – come il trasporto e i pasti. È chiaro, quindi, che in caso simile il dipendente avrà poi diritto ad un rimborso spese da parte dell’azienda. Essi vengono erogati direttamente in busta paga ed hanno lo scopo di risarcire i costi sostenuti per gli spostamenti effettuati per raggiungere un luogo di lavoro diverso dal solito.
Rientrano, quindi, fra le spese rimborsabili le uscite per il carburante, i pedaggi autostradali e quelle correlate all’utilizzo del veicolo, insieme alle spese per vitto e alloggio e telefoniche. Nel complesso, esistono tre tipi di risarcimento: forfettario, a piè di lista o analitico e sistema misto. La scelta dipende dall’azienda. Si ricorda che entro determinati limiti i rimborsi non concorrono alla formazione del reddito Ma quand’è che si può parlare di trasferta?
Secondo la circolare ministeriale 207/E/2000, questa riguarda lo svolgimento di un’attività lavorativa al di fuori del Comune in cui si trova la sede principale del datore di lavoro. Sull’argomento del rimborso spese è più volte intervenuta anche l’Agenzia delle Entrate, al fine di fornire alcuni importanti chiarimenti. A tal proposito, ha sottolineato che per ottenere il rimborso è fondamentale identificare la documentazione giustificativa delle spese sostenute e che non è richiesta un’autorizzazione preventiva per la trasferta.
Un altro aspetto rilevante è l’identificazione del luogo di partenza del lavoratore, che di solito coincide con la sede di lavoro. In assenza di quest’ultima, si identifica con il domicilio fiscale del dipendente. Sul tema del lavoro agile, l’AdE ha confermato che che il rimborso delle spese sostenuto per soddisfare un’esigenza legata alle modalità di prestazione dell’attività in smart working è deducibile ai sensi dell’articolo 95 comma 1 del Tuir.