Ecco come viene trasformata la contribuzione internazionale una volta che il lavoratore decide di godersi la pensione rientrando in Italia. Come funziona.
Nel mondo globalizzato, anche il mercato del lavoro ha pian piano ceduto la componente dell’identità nazionale; un processo ben più noto e rapido nel caso delle mastodontiche imprese multinazionali. In un periodo di crisi del lavoro, anche il millenario flusso migratorio viene aggiornato alla composizione della società in cammino.
Come è noto, non soltanto le guerre muovono milioni di persone in cerca di un’esistenza migliore ma anche povertà, disuguaglianze, sfruttamento. Tutte “proprietà” ad appannaggio di Paesi terzi (vedasi la colonizzazione). Non è soltanto l’inflazione, in un Paese come l’Italia, a generare crisi occupazionale: vi è una graduale crisi retributiva, dove i costi dell’esasperato sviluppo hanno fatto maturare in talune imprese, il tabù di un compenso dignitoso.
Chi ha lavorato all’estero può richiedere la pensione in Italia
In altre parole, si sta affrontando, tra le altre, una crisi carsica e psicologica: la crisi della valorizzazione delle risorse umane. Segnali di controtendenza giungono soltanto da una minoranza di eccezioni. Per i giovani lavoratori, target privilegiato della vessazione valutativa, la strada è quella di sempre, battuta dai loro avi: l’estero.
Oggi si assiste in termini esponenziale al fenomeno degli “expat” dovuto proprio a questa crisi a livello di retribuzione del lavoro. Pertanto, diversi concittadini si trasferiscono più o meno stabilmente in altri Paesi, possibile che si costruiscano una famiglia e lavorino per anni a beneficio del Paese ospitante.
Spesso il desiderio di un “ritorno” accompagna questi lavoratori, al punto da tornare (come è successo anche nel passato) in vista della nuova vita da pensionato. Il computo della contribuzione si costruisce tramite due strade: il riscatto o la totalizzazione dei contributi esteri.
Sebbene uno dei principi fondamentali della previdenza riguardi la territorialità, gli accordi internazionali sulla garanzia previdenziale firmati tra Paesi, consento deroghe reciproche che danno vita ad un’unica pensione percepita. Finora, l’Italia ha sottoscritto accordi bilaterali con i seguenti Paesi: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Capo Verde, Israele, Jersey, Principato di Monaco, Jugoslavia, Bosnia, Macedonia, Serbia, Montenegro, Stati Uniti, Tunisia, Città del Vaticano, Venezuela.
Si garantisce l’esportabilità di ambiti assicurativi come: vecchiaia, superstiti e invalidità; infortuni sul lavoro e malattie professionali; assegni familiari; malattia e maternità; disoccupazione. Con la totalizzazione contributiva si ottiene il cumulo dei periodi di lavoro in uno o più Paesi esteri grazie al ricongiungimento INPS. Il riscatto riguarda coloro che durante il periodo dell’attività detenevano la cittadinanza estera.