In pensione anche con i contributi non versati: attenzione a questa svolta sociale molto conveniente

La paura di non ritrovarsi con i contributi versati è comune a molti lavoratori, ma per fortuna questa grave mancanza è risolvibile.

Le pensioni rappresentano una delle principali preoccupazioni per i lavoratori, specialmente quando emergono problematiche legate ai contributi previdenziali non versati dal datore. Esiste però una tutela importante che permette ai dipendenti di mantenere il diritto alla pensione, anche nei casi presi in esame in questo articolo.

Come andare in pensione con contributi non versati
Cosa fare in caso di contributi non versati? (ascoli.cityrumors.it)

Verificare periodicamente la propria posizione contributiva e rivolgersi ad un consulente del lavoro o a un legale specializzato, può fare la differenza per assicurarsi un futuro pensionistico sereno.

Come procedere in caso di contributi non versati: tutto sul principio di automaticità delle prestazioni

In Italia, il diritto alla pensione è protetto anche quando il datore di lavoro non ha versato i contributi dovuti. Questo principio è sancito dall’articolo 2116 del Codice Civile e ribadito dall’articolo 38 della Costituzione. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2164/2021, ha recentemente riaffermato tale tutela, garantendo che le prestazioni previdenziali siano dovute al lavoratore anche in assenza di regolari versamenti contributivi da parte del datore di lavoro, purché questi non siano prescritti.

Cosa fare se i contributi non versati vengono prescritti
Si può andare in pensione anche senza contributi versati: ecco quali sono le vie da intraprendere (ascoli.cityrumors.it)

I contributi previdenziali non versati cadono in prescrizione dopo cinque anni, secondo l’articolo 40 della legge n. 153 del 30 aprile 1969. Una volta che succede, non possono essere più versati, nemmeno volontariamente, come stabilito dalla legge n. 335 del 1995. Ciò significa che i lavoratori non hanno possibilità di domandare all’INPS di regolarizzare la loro posizione assicurativa per periodi ormai prescritti.

In casi simili, entra in gioco l’istituto della rendita vitalizia. Tale strumento permette al lavoratore di richiedere che venga costituita, per l’appunto, una rendita vitalizia reversibile pari alla pensione o alla quota di quest’ultima che gli sarebbe spettata in relazione ai contributi non versati. Inizialmente, è il datore di lavoro a poter fare domanda per la rendita. Se tuttavia non adempie, il lavoratore può intervenire in sua sostituzione. Di seguito, vediamo i passaggi che dovrà seguire per ottenere i contributi previdenziali non versati:

  1. Comunicazione all’INPS. Nel caso in cui i contributi non sono prescritti, il dipendente deve segnalare la situazione all’INPS. L’ente previdenziale si attiverà per recuperarli dal datore di lavoro.
  2. Azione giudiziaria. Se il datore di lavoro non versa i contributi, il lavoratore può agire legalmente contro di lui per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale, derivante dalla perdita totale o parziale del trattamento pensionistico.
  3. Richiesta di rendita vitalizia. In caso di prescrizione, il lavoratore può richiedere la costituzione di una rendita vitalizia all’INPS. Questa garantisce una pensione calcolata sui contributi non versati, a tutela del diritto previdenziale del dipendente.

Un esempio recente è la sentenza della Corte di Cassazione n. 2164/2021. In tal caso, una lavoratrice aveva richiesto l’accredito di contributi omessi dal datore di lavoro. Dopo un primo rigetto, la Corte ha riconosciuto il suo diritto alla rendita vitalizia, applicando il principio di automaticità delle prestazioni.

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