Anche dopo aver ricevuto la pensione minima vi sono una serie di possibili errori che potrebbero avere delle conseguenze.
La pensione minima rappresenta una forma di tutela per chi non ha maturato sufficienti contributi per ricevere un trattamento previdenziale più elevato. Ciò nonostante essa non spetta a tutti e, inoltre, esiste un errore che potrebbe indurre in confusione portando diverse persone a rischiare di perderne una parte.
Insomma, non bisogna adagiarsi sugli allori nemmeno nel caso del cedolino ‘minimo’, ma conoscere nel dettaglio i meccanismi che ne regolano l’erogazione per capire, anzitutto, se se ne ha diritto. E, in secondo luogo, se la si potrà continuare a ricevere. Facciamo, dunque, chiarezza sulla base delle normative vigenti.
Pensione minima, occhio all’errore che può costare caro: cosa sapere
In primis, è bene iniziare specificando in quali situazioni la pensione minima non spetta: questo avviene, ad esempio, nel caso di trattamenti pensionistici liquidati interamente con il sistema contributivo, ovvero per coloro i quali hanno iniziato a versare contributi dal 1996 in poi. Ma non solo: è compreso anche chi ha scelto il computo in Gestione Separata, e chi ha prediletto l’opzione contributiva per la liquidazione della pensione o ha chiesto il trattamenti pensionistico in totalizzazione. Ancora, chi ha redditi personali e coniugali elevati non la riceverà.
Occorre poi ricordare che, per effetto della rivalutazione sul tasso stabilito, l’importo della pensione minima varia di anno in anno e, per il 2024, si attesta su 598,61 euro. Bisogna, allo stesso modo, parlare del diritto alla cristallizzazione della misura: in tanti si domandano se sia effettivamente possibile ottenerlo, sottolineando che la cristallizzazione del diritto alla prestazione con una specifica forma pensionistica permette agli ex lavoratori di usufruire, anche qualora la misura si esaurisca, della medesima forma prescelta per la pensione.
Questo, però, non accade nel caso della pensione minima. Il diritto non può sussistere per una precisa ragione, ovvero perché non ci troviamo dinnanzi ad una forma di uscita dal lavoro. Bensì di un’erogazione riservata a coloro che ricevono importi mensili della pensione che risultano essere inferiori ai limiti previsti per legge.
Non sussiste dunque la cristallizzazione, tenendo anche conto del fatto che, per effetto della perequazione annua, i requisiti per ottenerla variano di anno in anno non rimanendo fissi. Ne deriva che, se da un lato si potrà continuare a ricevere per sempre la pensione minima, dall’altro si potrebbe perdere l’aumento derivante dalla perequazione.