Permessi 104, il tempo da dedicare al disabile per evitare sanzione e licenziamento

La Legge 104 del 1992 prevede l’esistenza di permessi retribuiti per i caregiver. Attenzione, però, a quanto tempo si dedica al disabile.

Tra le possibilità previste dalla Legge 104, uno degli ambiti cruciali è rappresentato dai permessi retribuiti. Negli anni, però, questa preziosa opzione dedicata a chi si dedica ad una persona con disabilità, è stata spesso svilita da comportamenti non adeguati. Vediamo insieme, allora, qual è il tempo da dedicare al disabile, per evitare sanzioni che possono arrivare anche al licenziamento.

Quanto tempo si può dedicare all'assistenza del disabile con Legge 104
La Legge 104 prevede l’esistenza di permessi retribuiti per i caregiver – (ascoli.cityrumors.it)

La Legge 104/1992 rappresenta una delle normative più importanti in Italia per la tutela dei diritti delle persone con disabilità e per il sostegno alle loro famiglie. Questa norma prevede una serie di agevolazioni e permessi che mirano a migliorare la qualità della vita dei disabili e a facilitare il compito di chi se ne prende cura.

Tra le principali disposizioni, spiccano i permessi lavorativi retribuiti, le agevolazioni fiscali e le semplificazioni burocratiche. I primi possono essere richiesti sia dal lavoratore con disabilità che dal familiare che lo assiste e consistono in tre giorni di assenza dal lavoro al mese, frazionabili in ore. Essi vengono garantiti anche ai genitori di figli disabili, indipendentemente dall’età di questi ultimi, purché necessitino di assistenza continua.

Per ottenere i permessi previsti dalla Legge 104, è necessario che la persona disabile sia riconosciuta come portatrice di handicap grave. Ma, una volta ottenuti, qual è il tempo che il caregiver deve dedicare al disabile? Attenzione perché, negli anni, i controlli sono diventati sempre più stringenti.

Permessi Legge 104: attenzione al tempo da dedicare al disabile

Il tema è così controverso che, sul punto, è dovuta intervenire anche la Cassazione. Con l’ordinanza n.11999 del 3 maggio 2024, i supremi giudici hanno infatti chiarito che, durante i giorni di permesso previsti dall’articolo 33 della Legge 104/1992, il tempo dedicato all’assistenza del familiare disabile deve essere rapportato all’orario lavorativo e non all’intera giornata, escludendo quindi le ore serali e notturne.

La Corte di Cassazione interviene sulla Legge 104
Permessi Legge 104: interviene la Cassazione (Foto Ansa – ascoli.cityrumors.it)

Gli Ermellini si sono pronunciati sul caso di un lavoratore che ha contestato il licenziamento subito per aver svolto attività non correlate all’assistenza della madre disabile durante i giorni di permesso ex art. 33 della L. 104/1992. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso del lavoratore, ritenendo che il tempo riservato ad attività estranee all’assistenza fosse sufficiente a giustificare le accuse mosse dall’azienda.

La Cassazione, confermando la sentenza della Corte d’Appello, ha sottolineato che l’assistenza fornita durante i permessi della Legge 104 non deve essere esclusiva, al punto da impedire al lavoratore di dedicare tempo alle proprie necessità personali. Tuttavia, l’assistenza deve essere tale da garantire un supporto permanente, continuativo e globale al familiare disabile, coprendo almeno tutta la durata della giornata lavorativa.

I giudici della Cassazione hanno evidenziato che il principio fondamentale è che l’assistenza durante i permessi deve essere continuativa e adeguata alle necessità del disabile, senza dover necessariamente coprire ogni ora della giornata, comprese quelle serali e notturne. La decisione della Suprema Corte ha quindi rigettato il ricorso del dipendente, confermando la legittimità del licenziamento imposto.

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