La PostePay non mette al sicuro dal pignoramento, anzi: ecco quando il possessore rischia di vedersi privato dei propri risparmi.
Non sempre è facile onorare gli impegni economici che nel corso della vita si è costretti a prendere. In un mondo ideale, i beni di prima necessità, l’istruzione, la sanità e la casa dovrebbero essere garantiti a tutti, ma in quello in cui viviamo questo è solo teorico. Sebbene vi siano istituti e leggi che garantiscono ad ognuno di noi di sopravvivere, la verità è che per avere le stesse possibilità è necessario sobbarcarsi di spese che non sempre e non tutti possono affrontare.
Può capitare inoltre che, nonostante l’impegno e la buona volontà, ci si trovi senza lavoro e che improvvisamente ciò che era una spesa calcolata diventi un impegno impossibile da mantenere, oppure che le dinamiche geopolitiche ed economiche portino ad una crisi globale e ad un aumento inflazionistico che rende più complicato arrivare a fine mese.
Mai come nell’ultimo periodo si tratta di una realtà che tutti conosciamo bene ed è proprio in situazioni come queste che tanti si trovano a rischiare il pignoramento dei beni immobili e dei beni mobili. Questo perché i creditori sono tutelati dalla legge e, quando un debitore non riesce a pagare il pignoramento, diventa uno strumento di garanzia.
Solitamente la prima cosa che viene pignorata è lo stipendio, dunque una parte dei guadagni mensili viene automaticamente tolta dalla disponibilità del debitore per approntare un piano di rientro economico dal debito contratto. C’è chi pensa che per evitare un simile scenario e, dunque, poter gestire in autonomia il rientro dai debiti e al contempo continuare a poter vivere in maniera dignitosa basti spostare i propri averi da un conto bancario ad una carta prepagata come la Postepay. Ma è davvero così?
Postepay non mette al sicuro dal pignoramento dei beni
La falsa convinzione che la Postepay possa mettere al riparo dal pignoramento è basata sul fatto che la sua versione base, così come quella Evolution, non è una carta nominale. Tuttavia, sebbene il nome dell’intestatario non compaia, quando viene sottoscritto il contratto per ottenere la carta vengono forniti i dati personali. Il che rende la prepagata in tal senso nominale, esattamente come una carta di credito.
L’Istituto possiede le vostre informazioni e soprattutto ha traccia dei vostri risparmi. Nel caso in cui un creditore richieda il pagamento forzato del debito, dunque, il giudice avrà accesso ai vostri dati e ai fondi conservati sulla Postepay. Qualora ve ne siano, quindi, questi possono essere pignorati per saldare parte del debito contratto.
Se temete che si possa verificare tale circostanza, sappiate che la procedura non avverrebbe da un giorno all’altro e che prima di un prelievo forzato verrete ampiamente informati. In primo luogo dell’esistenza del processo di pignoramento e, successivamente, dell’attuazione dello stesso tramite notifica ufficiale.