La NASPI è l’indennità di disoccupazione percepita da chi perde involontariamente il lavoro. Come influisce sulla pensione?
I lavoratori che percepiscono per un massimo di 24 mesi l’indennità di disoccupazione si chiedono se i contributi figurativi siano utili per il diritto alla pensione e se incidono sull’importo dell’assegno pensionistico.
Il lavoratore licenziato, oppure dimesso per giusta, causa può chiedere la NASPI, un’indennità erogata per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni. L’importo della misura è pari al 75% della retribuzione media mensile dei quattro anni precedenti. Dal sesto mese di fruizione inizia a ridursi del 3%.
Possono richiedere la NASPI gli impiegati con rapporto di lavoro subordinato inclusi gli apprendisti, il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato, i dipendenti a tempo determinato delle PA e i soci lavoratori di cooperative. Condizione necessaria è aver perso involontariamente l’occupazione. Durante il periodo di percezione della NASPI, il lavoratore accumulerà contributi figurativi. Il dubbio è come questi incidano sul diritto alla pensione e sull’importo dell’assegno pensionistico.
NASPI e contributi figurativi, come incidono sulla pensione
Percepire la NASPI significa avere una pensione più bassa in futuro? Secondo la normativa, i contributi figurativi dell’indennità di disoccupazione sono utili sia per il diritto alla prestazione che per il calcolo dell’importo dell’assegno. Chi andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni di età e con 20 anni di contribuzione, avrà il riconoscimento dei contributi figurativi accumulati durante la disoccupazione senza che ci siano restrizioni.
Optando, invece, per la pensione anticipata – per esempio Opzione Donna o Quota 103 – i contributi figurativi sono utili per il conteggio della maggiore anzianità, non per raggiungere il requisito contributivo minimo di 35 anni di contributi “veri”. Si tratta dello stesso paletto che vale per i periodi figurativi di malattia. Passiamo ora all’importo della pensione.
Ai fini del calcolo dell’assegno pensionistico, i periodi di fruizione della NASPI sono considerati come se il dipendente percepisse una retribuzione pari alla media mensile degli stipendi degli ultimi quattro anni. In più, la cifra erogata dovrà essere inferiore ad un tetto massimo, 1.550,42 euro nel 2024.
Tali direttiva incide sul sistema di calcolo misto, dove una quota dei contributi sono determinati con sistema retributivo che tiene conto delle retribuzioni degli ultimi anni. Se c’è contribuzione figurativa in questi anni, l’INPS procederà con un doppio calcolo e sarà obbligato a considerare la liquidazione più favorevole al lavoratore. Con il sistema contributivo, invece, si tiene conto del montante contributivo e i contributi NASPI sono conteggiati. Nessuna ripercussione dell’indennità, dunque, sul calcolo della pensione.