Questa pianta è in grado di vivere sospesa in aria e a lungo, senza aver bisogno della convenzionale alimentazione di un terreno. Ecco come si nutre.
In un contesto generale come quello attuale, le persone stanno gradualmente uscendo (e per cause di forza maggiore, si dovrebbe dire) da una presunta cappa individualista per includere nelle loro intime quotidianità questioni di sopravvivenza che derivano dai macrotemi globali. Ovviamente l’ambiente costituisce il tema prioritario per quella parte di pianeta che finora ha portato avanti un esercizio di sfruttamento in nome del progresso.
Pertanto, è evidente che nei singoli sta iniziando ad aprirsi una diffusa consapevolezza nell’uso delle risorse, a partire dallo spazio domestico. In casa, non è raro il verificarsi di un’attitudine di spreco: luci lasciate accede in stanze vuote, rubinetto che scrosciano troppo a lungo, lavaggi personali o di oggetti più del dovuto, elettrodomestici connessi alla rete elettrica e in stand-by.
Con questa pianta tanto verde e con poche ma puntuali cure
Insomma, non dovrebbe essere l’eccessivo costo delle bollette a indurre solamente a ridimensionare le consuetudini e i comportamenti in casa. In alcune parti del mondo sono già in atto guerre in nome di un bene preziosissimo ed elementare come l’acqua; quindi, ogni goccia che fuoriesce indebitamente da un rubinetto che perde, dovrebbe far ampiamente riflettere.
Lo stesso quando l’acqua viene utilizzata per annaffiare un nutrito bouquet di piante e fiori nel giardino, o in balcone e in terrazza. E poi? Tutta l’acqua mista a terra che filtra dai vasi, che fine fa? Qual è il destino dell’acqua bollita di una pentola dopo che è stata scolata la pasta? In larga parte, questi residui d’acqua dolce hanno già preso la strada della foce. Eppure le idee per riutilizzare queste risorse “passive” stanno spuntando come funghi. Esistono piante che oltre ad utilizzare pochissima acqua, possono fare a meno della terra.
La pianta che riesce a vivere senza la terra si chiama “tillandsia“: non ha bisogno, infatti, di affondare le sue radici in un substrato, dato che è in grado di assorbire l’umidità atmosferica circostante. Essa appartiene alle “epifite”, originarie delle foreste tropicali del Sud America; è caratterizzata da una crescita lentissima e ha bisogno di alcune specifiche cure.
La più comune è la tillandsia argentea, dalle fitte foglie coriacee e sottili, di colore verde e sfumature grigio-argenteo. Non ha radici; si nutre tramite l’immersione a primavera (con acqua poco calcarea e a temperatura ambiente) e durante l’estate, spruzzando acqua nebulizzata; nella stagione più calda, più rimare appesa sul tronco di un albero, riparata dai raggi diretti del sole, all’ombra.
In primavera, la tillandsia ha bisogno di essere concimata: un fertilizzante per orchidee è perfetto, purché sia abbondantemente diluito e venga distribuito per nebulizzazione sulla pianta. Riesce a vivere benissimo all’interno di una casa, basta che sia collocata in una zona esposta al sole ma non secca: verrebbe privata, altrimenti, dell’umidità.