Condire una buona pietanza con dell’olio di qualità è importante tanto per il gusto quanto per la salute. Ecco cosa sapere di un ottimo extravergine.
Come è noto l’Italia è il secondo Paese produttore di olio di oliva, preceduto solo dalla Spagna e incalzato da un altro altro importante Paese, iper competitivo sul piano dell’esportazione quale la Grecia. Nonostante il Belpaese produca l’oro verde in quantità eccezionali, ne importa quasi il 100% rispetto alle tonnellate prodotte. Ciò vuol dire che la richiesta effettiva è alta e che ovviamente vanno rispettati anche gli accordi col mercato dell’esportazione.
Ma ciò che è importante è che l’utilizzo di olio nella cucina non è certamente casuale ma dettato dalla salutistica logica della tradizionale cucina mediterranea, la quale stimola al contempo il lavoro degli uliveti nazionali così ben esposti al sole del mare nostrum. Questa fortuna provenienza sollecita le papille gustative a ricercare un buonissimo olio extravergine, dal quale trarre tutte le benefiche proprietà nei confronti del colesterolo e dell’intestino apportate dai polifenoli, miracolosi antiossidanti naturali.
Olio EVO di qualità, pochi trucchi per riconoscerlo
L’interesse, in primis per la salute, a consumare un olio EVO di ottima qualità è indubbio. Certo, al giorno d’oggi, la qualità si è trasformato in un fattore di non facile reperibilità; per quanto riguarda ancora il territorio italiano, i cambiamenti climatici hanno stravolto i processi canonici di produzione e, di conseguenza, hanno influito sulle proprietà organolettiche che rendono pregiati gli oli di diverse Regioni.
Pertanto, ecco che per compensare una richiesta del mercato che rimane molto alta si è ricorso ad una massiccia importazione dal resto dell’Unione Europea, e per i consumatori, allettati dal costo basso allo scaffale – e per via della crisi economica – ha significato l’accesso a prodotti troppo spesso di bassa qualità.
Nel medesimo contesto, il raggio della qualità espressa dai produttori locali, si è ridotto in misura significativa. Ecco dunque che si rende necessaria un’opera di riconoscimento della migliore qualità portata dall’olio italiano in tavola. Attenzione, al supermercato, un prezzo troppo basso è già un importante indicatore che l’olio non è affatto buono.
La prova del nove, poi, è quella del bicchierino: versando un po’ di olio si verifica fluidità e colore; colore dorato e trasparenza sono segni di assenza di impurità, e dunque di ottima qualità. Oppure, prendendo della carta di giornale, se la scritta sotto la macchia d’olio si legge, vuol dire che l’olio è puro. Ovviamente, non bisogna dimenticare il gusto: fruttato e forte, non privo di una nota piccante (seppur variabile), è presente nell’olio di qualità; un segnale opposto è dato dal gusto troppo dolciastro. L’odore rivelatore da preferire è quello di olive fresche e di erba tagliata.