Conosciamo bene i benefici del sonno, ma non sapevamo che dormire può salvarci la vita.
Più volte vi abbiamo sottolineato l’importanza di un sonno adeguato sotto il profilo quantitativo e qualitativo. Ma, questa volta, dobbiamo andare oltre, sempre sulla base delle evidenze scientifiche che ci guidano costantemente: dormire è fondamentale per salvarsi da una morte prematura. Ecco le cinque cose da fare sempre.
Spesso si sottovalutano i benefici del sonno. Ci si concentra molto sulla dieta e sull’attività fisica. Fondamentali, non v’è dubbio alcuno. Una dieta sana può prevenire e contrastare anche le patologie tumorali. E non vivere una vita sedentaria può invece prevenire l’insorgenza di diabete e malattie cardiovascolari.
Ma anche un sonno adeguato fa bene al corpo e alla mente. Un recente studio dell’Università di Harvard, infatti, ha stabilito (almeno) cinque criteri legati al sonno che dovremmo seguire se vogliamo allungarci la vita. Chi soddisfa tutti e cinque i criteri ha il 30% in meno di probabilità di morire per qualsiasi motivo rispetto a chi ne soddisfa uno o nessuno.
La ricerca indica che l’8% delle morti può essere attribuito a cattive abitudini del sonno, mentre, assecondare i cinque criteri stabiliti dalla scienza ridurrebbe del 19% il rischio di morire per cancro. Ma andiamo a vedere, allora, quali sono questi cinque criteri e come il sonno può allungarci la vita.
Cinque criteri per salvarci la vita grazie al sonno
Si tratta di abitudini tutto sommato “banali” ma che la società odierna ostacola, con i suoi ritmi e con le sue modalità: per esempio, dormire da 7 a 8 ore a notte, quasi un terzo degli adulti non dorme le 7-8 ore raccomandate.
Secondo il team di ricercatori, inoltre, non si dovrebbe avere difficoltà a prendere sonno non più di due notti a settimana e avere difficoltà a rimanere addormentati non più di due volte a settimana. Inoltre, gli scienziati di Harvard sconsigliano vivamente di utilizzare farmaci per dormire. Fondamentale, come ultimo dei cinque criteri: sentirsi riposati al risveglio almeno cinque giorni alla settimana.
Come spesso accade per l’Università di Harvard, la ricerca è stata imponente, per fornire una casistica il più possibile attendibile e aderente alla realtà. Sono stati quindi raccolti i dati di 172.321 persone con un’età media di 50 anni tra il 2013 e il 2018.
Si tratta di una ricerca importante, ma, allo stesso tempo, inquietante. In ogni caso, indagare il legame tra i fattori del sonno delle persone e la causa della morte potrebbe aprire nuovi scenari nella lotta ad alcune malattie, ma, soprattutto, nel tentativo di allungare la vita media nel mondo, rendendola, soprattutto, molto più soddisfacente sotto il profilo qualitativo.