La campagna per le elezioni regionali nelle Marche si avvicina alla conclusione: Meloni tira la volata ad Acquaroli. Parterre d’eccezione per il presidente uscente.
La data delle elezioni regionali nelle Marche, il 28 e 29 settembre, comincia ad avvicinarsi e la campagna elettorale volge alle ultime battute, con i candidati che intensificano i loro tour in giro per la regione, anche con sponsor d’eccezione, provenienti dalla politica nazionale.

La sera di martedì 16 settembre ad Ancona si è tenuto un grande evento elettorale a sostegno del presidente uscente Francesco Acquaroli a cui hanno partecipato tutti i leader dei partiti di governo: c’era naturalmente la presidente del consiglio Giorgia Meloni, molto legata politicamente ad Acquaroli che è del suo stesso partito, Fratelli d’Italia, e il suo delfino, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, leader di Forza Italia, e infine il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi.
L’unione fa la forza e tutti hanno voluto dare il loro appoggio ad Acquaroli per una tornata elettorale considerata cruciale. Il risultato nelle Marche deciderà addirittura il candidato del centrodestra in Veneto.
Regionali: Meloni, Salvini e Tajani ad Ancona per Acquaroli
Alla serata elettorale a sostegno di Più Marche, il progetto del presidente uscente Francesco Acquaroli, durante il suo comizio Giorgia Meloni ha elogiato Acquaroli per il lavoro fatto nelle Marche, dicendosi orgogliosa di lui e della sua squadra. Secondo Meloni il governo Acquaroli ha trasformato le Marche dopo anni di abbandono e cattiva gestione, accusando il centrosinistra di aver creato le condizioni per la retrocessione delle Marche in “transizione”.
Sulla sanità, Meloni ha difeso l’operato della giunta Acquaroli, affermando che ci sarebbero stati dei miglioramenti rispetto alle giunte precedenti. “Fidatevi di chi lavora più di quanto parla”, ha poi aggiunto la leader di Fratelli d’Italia. Non è mancato il discorso sull’odio, Meloni ha detto di esserne vittima e ha puntato il dito contro chi ci costruisce un business.

Anche Matteo Salvini ha affermato che l’odio è un business, lui che ci ha costruito una carriera politica sul disprezzo nei confronti dei meridionali, salvo poi ripensarci, per non parlare degli stranieri. Salvini ha anche chiesto un minuto di silenzio per Charlie Kirk, l’attivista di estrema destra che elogiava le armi anche al costo di sacrificare vite umane, finché non è toccato a lui, barbaramente ucciso da un altro estremista della sua stessa parte politica, ancora più esaltato e con evidenti problemi psichici.
Salvini ha concluso il suo comizio sostenendo che in tre anni il governo nazionale di destra ha fatto nelle Marche quello che i “compagni” non avevano fatto in trent’anni.