L’Organizzazione Mondiale della Sanità inserisce nella lista dei VUM, ovvero dei mutanti sotto monitoraggio, una nuova variante del Covid.
Tornare a parlare con allarme, seppur leggero, di Covid-19 è anche per chi vi scrive (credetemi) sconfortante. Tuttavia necessario. E lo sappiamo: l’unico modo per risolvere i problemi è evitare di mettere la testa dentro la sabbia, osservarli con attenzione, comprendere la loro natura e dunque attivarsi per produrre il miglior rimedio possibile. Dunque: pronti via, e bando allo sconforto.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reso nota la comparsa di una nuova variante, la EG.5, che ha inserito nella lista VUM dei mutanti sotto monitoraggio. Secondo i dati diffusi dall’OMS, ad oggi la nuova variante risulta essere stata segnalata in 45 Paesi del mondo, con un indice di prevalenza globale pari all’11,6%.
La variante deriva dal ceppo XBB.1.9.2, rispetto al quale riporta una mutazione aggiuntiva, identificata con la sigla F456L, riscontrata nella proteina Spike. Tuttavia la nuova variante non risulta la prima per diffusione su scala globale: è infatti la XBB.1.18 Arturo la mutazione di Covid-19 in questo momento più diffusa nel mondo, pur in costante diminuzione. Ora domandiamoci: dobbiamo preoccuparci?
Le evidenze di aggressività rilevate dall’OMS riguardo alla nuova variante
In questo momento, l’OMS ha reso noto che la nuova variante EG.5 è l’unica in crescita: nella settimana numero 24 dell’anno il suo valore diffusivo era al 6,2% mentre tre settimane dopo, ovvero nella numero 27, è salito all’11,2%, Dunque, in media, nelle ultime tre settimane è aumentato di circa 1,7 punti percentuali a settimana.
Tuttavia, nella settimana numero 28 l’incremento registrato è stato inferiore: ovvero dello 0,4%, raggiungendo il valore di 11,6%. Dunque sta già rallentando? Ebbene, è ancora presto per dirlo, tuttavia non è assolutamente da escludere. Inoltre, un dato su tutti è particolarmente positivo: i ricoveri ed i decessi sono minori rispetto alle ondate precedenti. E ciò, secondo l’OMS, a causa del livello di immunità raggiunto dalla popolazione mondiale.
Dunque il quadro che emerge è chiaro: il Covid-19 persiste e richiede un monitoraggio incessante e continuo. E non solo: anche la prontezza dei Paesi di saper rispondere adeguatamente in caso di necessità ed urgenza, con personale esperto e infrastrutture in grado di attivarsi all’occorrenza con tempestività. Così come non può mancare una collaborazione tra i Paesi e le Nazioni che non può prescindere dall’essere globale ed una partnership senza confini né barriere di alcun genere e tipo.