La sanatoria edilizia presenta dei buchi da colmare. Ai Comuni mancano i moduli aggiornati e ci sono modifiche da apportare.
Enti pubblici e associazioni dell’edilizia approvano il Decreto Salva Casa, ma propongono alcune modifiche per ampliare la normativa e soluzioni rapide per diverse criticità.
L’Associazione Nazionale Costruttori Edili ha definito il Decreto Salva Casa un “intervento di buon senso”. Anche Confedilizia ha approvato l’intento della nuova normativa, ossia quello di risolvere piccole irregolarità edilizie che risalgono a molto tempo fa e rappresentano un ostacolo alla commerciabilità degli immobili, nonché alla concessione dei mutui da parte delle banche. Pareri positivi pure dall’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani -, che ha definito l’impianto generale del provvedimento “ampiamente condiviso”.
Ma di quale Decreto parliamo? Matteo Salvini ha spinto verso questa riforma, la quale vuole semplificare il settore edilizio e urbanistico. Il punto chiave è la possibilità di sanare piccole difformità edilizie pagando un’ammenda pecuniaria. In tal modo si potranno regolarizzare tramezzi, soppalchi interni, finestre che potrebbero ostacolare compravendite e mutui. Ma nonostante l’approvazione dell’iniziativa, le associazioni chiedono dei miglioramenti al Decreto.
Decreto Salva Casa: le modifiche domandate da Comuni e associazioni
L’ANCI richiede che vengano forniti ai Comuni in tempi brevi i nuovi documenti aggiornati per le adesioni e le sanzioni. Si deve lavorare subito ad una modulistica che tenga conto delle condizioni attuali. Il Decreto è in vigore, ma gli uffici comunali sono in difficoltà. Le amministrazioni stesse, poi, sono in dubbio sulla possibilità di procedere in autonomia all’adeguamento delle procedure o attendere un documento del Catasto, oppure ancora di un’amministrazione centrale.
Inoltre, l’ANCI suggerisce l’introduzione di correttivi per un raccordo migliore della nuova disciplina. In modo particolare per ciò che riguarda il regime sanzionatorio. ANCE e Confedilizia, invece, chiedono che le tolleranze costruttive siano rese strutturali. Ad oggi, sono valide solo per permettere la regolarizzazione degli interventi effettuati entro il 24 maggio 2024.
Avanzano anche la proposta di una flessibilità aggiuntiva sulla doppia conformità, consentendo di sanare ogni lavoro consono all’attuale disciplina urbanistica ed edilizia, pur essendo stato realizzato in precedenza in modo non conforme. In questo modo, si eviterebbe di demolire nel momento in cui con la normativa vigente non si dovrebbe procedere in tal senso. Come ultima richiesta, l’attenzione verso alcune proposte volte ad ampliare le possibilità di cambio di destinazione d’uso e a semplificare l’opportunità di sanare eventuali irregolarità di opere precedenti al 1977.