Tasse, chi riesce a farla franca e a non pagarle? La particolare classifica dagli ultimi dati raccolti in materia fiscale.
In tanti si lamentano del tetto troppo alto, altri pensano che sia giusto, ma una cosa è certa: senza le tasse, non avremmo tutti quei servizi di cui, nel quotidiano, possiamo godere. Per quanto possano essere spiacevoli, le tasse sono necessarie per il benessere della collettività.
Discorso diverso riguarda quanto far pagare e perché, una tematica sempre molto attuale su cui diversi economisti hanno idee diverse; di sicuro, se tutti le pagassimo, le cose funzionerebbero meglio e forse la cifra da sborsare sarebbe più bassa per tutti i cittadini.
Nel nostro paese c’è però chi ancora evade le tasse e riesce quindi ad evitare di pagare ciò che in realtà sarebbe dovuto: a quanto pare, con buona pace dei cittadini onesti, a farla maggiormente “franca” sono purtroppo queste tipologie di attività.
Evasione tasse, chi evade di più: la classifica basata sugli indici di affidabilità
Stando alle dichiarazioni dei redditi rivelate nel 2023, non tutte le partite IVA sono precise e puntuali nelle fatture e, conseguentemente, questo porta ad evadere le tasse. Basandosi sui dati che il dipartimento delle Finanze ha pubblicato sulle dichiarazioni di 2,3 milioni di lavoratori autonomi analizzate con degli algoritmi, Il Sole24 Ore ha stilato una classifica (basata sugli indici di affidabilità) sui settori dove è maggiore l’evasione fiscale.
Al primo posto quello delle lavanderie (78,5%), seguito poi dal settore del (noleggio auto (77,9%), della gestione degli impianti sportivi (76,3%) e dei ristoranti (72,5%). A seguir pelliccerie (72,5%), assistenza anziani e disabili (72,4%), sondaggisti (71,9%), pesca e acquacoltura (71%), lavorazione the e caffè (70,9%), associazioni e organizzazioni 70,6%. Al contrario, però, ci sono anche settori più “virtuosi”, dove la percentuale di evasione è veramente bassa: in questa classifica al positivo troviamo al primo posto il settore delle farmacie (25%), seguito da quello degli studi medici (25,9%) e degli attori (39,7%).
A partire dal 40% e sopra si trovano invece professionisti nel settore dei notai (40,8%), dei paramedici (42%), della fabbricazione di articoli in carta (42,4%), dei dottori commercialisti, ragionieri, periti e consulenti del lavoro (42,6%), professionisti informatica (43,5%), geologi 44% e veterinari (44,8%). In ogni caso, l’algoritmo (che si basa sulle dichiarazioni dei 5 anni precedenti) può sbagliare e pensare che non sia affidabile una persona che, semplicemente per vari motivi, ha effettivamente lavorato meno e dunque fatturato meno. Non sempre la non costanza, dunque, è sinonimo di evasione: ad accertare il comportamento dovrebbero essere sempre le autorità competenti.