Gli occhi sono un elemento fondamentale e determinante nel processo comunicativo tra gli esseri umani: perché spesso li copriamo per non farli vedere?
Nel corso della Storia, gli occhiali sono diventati ben più di uno strumento medico per correggere i difetti del senso della vista: quanti tra noi non possono farne a meno e dunque li indossano con assiduità, sanno bene che sono parte “integrata” del nostro viso, ne modificano la parvenza ed apparenza e contribuiscono a conformare l’immagine esterna della nostra identità.
Ecco perché non si tratta soltanto di oftalmica e di ottica, bensì anche di estetica. Ed in passato alcuni pionieri dell’industria, tra cui il “nostro” Leonardo Del Vecchio, proprio per questi motivi hanno deciso non solo di trattarli in termini di scienza e di tecnologia, ma di farne anche una vera e propria arte.
Ed il fatto che siano riusciti a creare “imperi” su scala planetaria dimostra quanto l’occhiale sia universalmente riconosciuto come una sorta di protesi o, forse meglio dire, di estensione del sé. Tanto nel caso in cui si tratti di modelli da vista graduati quanto di modelli da sole a protezione dei raggi ultravioletti. I quali meritano senz’altro un capitolo a se stante. Perché oltre a proteggere la vista da possibili danni causati da eccessivo irraggiamento, hanno una responsabilità piuttosto importante: coprono, e dunque nascondono, i nostri occhi.
Quando l’uso degli occhiali da sole può risultare nocivo secondo gli esperti
In termini comunicativi, sappiamo che l’essere umano dispone di numerosi linguaggi espressivi: tra questi, senz’altro il verbale ed il posturale, ovvero quelli relativi rispettivamente alla parola ed al corpo, nonché al movimento ed alla gestualità. E poi la mimica, che riguarda in particolar modo il viso. E tra gli elementi più espressivi e comunicativi di questa “branca” del linguaggio, un “posto d’onore” va riservato senza dubbio alcuno proprio agli occhi.
“Lo specchio dell’anima”, “Il biglietto da visita della nostra personalità”, “La porta d’ingresso verso l’interiorità di un individuo”: le definizioni che sono state date a questi organi in ambito di comunicazione hanno attraversato i secoli ed i millenni e tutte hanno lo stesso principio comune di fondo. Gli occhi sono una delle rappresentazioni fisiche più evidenti ed indicative dei nostri stati fisici ed emozionali. Perché coprirli dunque con lenti oscurate o riflettenti?
Certo, se il motivo riguarda specifiche condizioni fisiche, il discorso è più puramente di tipo medico clinico. Tuttavia, coprirli può risultare anche una volontà totalmente slegata dagli organi della vista in senso scientifico, ovvero una ricerca di barriera, di vero e proprio impedimento espressivo e comunicativo perpetrato per uno scopo preciso: vedere senza essere visti. Per essere, in sostanza, meno vulnerabili.
Una moderna maschera contemporanea, insomma, a tutti gli effetti, indossata al fine di non voler esporre se stessi al mondo esterno. Senz’altro, il fenomeno risulta in crescita anche a causa di una società sempre meno rispettosa e cosciente del valore dell’anonimato e dell’intimità. Tuttavia, un’uso sconsiderato ed inopportuno delle “maschere da sole”, può condurre fino ad estremi di “soffocamento” della propria identità con effetti piuttosto gravi tanto in termini cognitivi ed emotivi quanto in termini interrelazionali.