Secondo gli ultimi dati Istat elaborati dalla CGIL nazionale, nelle Marche si fa tremendamente fatica a trovare degli asili nido per i bambini
Nelle Marche solo il 28,5% dei bambini riesce ad essere inserito in un asilo nido e il dato emerge dal rapporto elaborato dalla CGIL nazionale in base ai dati Istat. La situazione è piuttosto critica, visto che il dato riportato in precedenza fa riferimento a coloro che riescono a trovare un asilo nido spendendo una cifra pari a 1.507 annui per bimbo.
Eleonora Fontana e Loredana Longhin, portavoce della segreteria regionale CGIL Marche, hanno chiesto l’intervento della Regione spiegando come la situazione non sia più sostenibile e che debba essere ripensato il sistema educativo.
Marche, la spesa media delle famiglie per bambino è tra le più alte d’Italia
Le Marche, per quanto concerne la spesa media delle famiglie per bambino, si trova al terzo posto dietro solamente al Molise e alla Calabria. Ciò ha condizionato anche il mercato del lavoro, per la fattispecie per le donne. Secondo i dati Istat elaborati dall’Ires Cgil Marche, nel primo trimestre del 2023 nelle Marche si assiste ad un dato che va in controtendenza al cospetto di quello nazionale: Diminuisce la forza lavoro e aumenta il numero degli inattivi (in tal senso le donne fanno registrare un numero molto più alto rispetto agli uomini).
Eleonora Fontanta in merito ha sottolineato: “E’ urgente definire un piano regionale che favorisca la piena e buona occupazione, in particolare per le donne. Per invertire i dati sull’occupazione femminile, va ripensata l’organizzazione del lavoro attraverso una riduzione e redistribuzione degli orari lavorativi e garantendo accesso pubblico e gratuito a servizi e strutture”.
Longhin, sempre in merito agli asili nido, ha aggiunto: “Quando si parla di asili nido, spesso – si legge su AnconaToday.it, ci si dimentica che hanno una grande funzione educativa e concorrono a garantire pari opportunità di educazione, di cura e di superamento delle disuguaglianze economico-sociali e culturali. Per non parlare del fatto che potenziare l’offerta degli asili andrebbe a creare nuove opportunità di lavoro qualificato”.