La cronaca fa registrare un altro episodio increscioso nella convivenza in citta. Ci sono stati altri atti vandalici ad Ascoli.
La statua: un simbolo ferito. I giardini pubblici di corso Vittorio Emanuele ad Ascoli, nonostante la loro bellezza e il recente impegno nella cura del verde, continuano a essere teatro di atti vandalici che ne minano l’integrità e il valore storico-culturale. Tra gli episodi più gravi si segnala il deterioramento della statua dedicata a Vittorio Emanuele II, realizzata da Nicola Cantalamessa Papotti nel 1882.
Quest’opera, inizialmente posta in piazza Arringo, ha subito nel tempo amputazioni e danneggiamenti che ne hanno alterato profondamente l’aspetto. Particolare rilievo assume la sparizione della spada e di parte della mano del soggetto rappresentato, oltre alla quasi totale assenza delle lettere che componevano il nome dell’ex regnante sul basamento. A ciò si aggiunge la mutilazione della scultura del leone ai piedi dell’opera, ora priva della mandibola.
Uno scenario poco rassicurante
Le panchine: testimoni silenziose di incuria. Non meno grave è la situazione delle panchine presenti nei giardini pubblici. Un tempo luogo di riposo e contemplazione dell’arte circostante, oggi queste strutture sono ridotte a pochi frammenti di pietra ascolana. La mancanza di interventi mirati alla loro sostituzione o riparazione rende evidente una generale negligenza nei confronti del patrimonio comune e contribuisce a creare un ambiente meno accogliente per i visitatori. L’incuria dimostrata verso questi elementi essenziali per la fruizione dello spazio pubblico solleva interrogativi sulla gestione e conservazione degli stessi.
Un patrimonio da salvaguardare. La condizione attuale dei giardini pubblici di corso Vittorio Emanuele rappresenta una sfida importante per la comunità ascolana e le autorità locali. È indispensabile prendere atto dei danneggiamenti subiti dal patrimonio artistico-culturale presente nell’area verde al fine di elaborare strategie efficaci per il suo recupero e mantenimento. Iniziative volte alla sensibilizzazione pubblica sull’importanza della conservazione dei beni comuni potrebbero accompagnarsi a misure concrete come l’installazione di sistemi di sorveglianza o l’introduzione di sanzioni più severe per gli atti vandalici.
In conclusione, sebbene questo articolo non preveda un paragrafo dedicato alle conclusioni finalizzate all’esposizione diretta delle soluzioni proposte o degli esiti sperati dall’autore riguardo alla problematica trattata, è chiaro che la situazione richiede un’immediata attenzione affinché i giardini pubblici possano tornare ad essere quel luogo incantato dove arte e natura convivono armoniosamente al servizio della collettività.